Formazione: speculazione o sviluppo?

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Formazione: speculazione o sviluppo?

Formazione: speculazione o sviluppo?

La formazione è uno strumento fondamentale per l’avvio di processi positivi o è diventato, nel tempo, uno strumento alterato ed inefficace? Analisti e specialisti, già da moltissimi anni, hanno dedicato la giusta attenzione al tema della formazione ed a tutta la fenomenologia connessa a quest’importante nodo del tessuto sociale moderno.

Appare essenziale premettere che il senso della formazione, così come dell’istruzione o dell’aggiornamento, si deve collocare nella primaria funzione dell’imparare a vivere, a crescere, a migliorare, quindi strettamente legata alla dimensione sociale dell’uomo.

Dimensione che, oggi, si arricchisce ulteriormente di processi che vanno al di là dell’acquisizione cognitiva, ovvero di elementi complessi ed influenti quali le attitudini, le motivazioni, le competenze, le abilità. Certo, nonostante l’ampia applicazione nella tradizione filosofica e culturale del genere umano, la formazione oggi viene utilizzata non sempre positivamente da enti, istituzioni pubbliche e private. Istituzioni quali la scuola, l’università, enti di formazione, organismi imprenditoriali, associazioni datoriali, organizzazioni di assistenza, di orientamento, ecc.

Agenzie formative che operano con finalità e tecniche profondamente diverse, con metodologie spesso poco legate alla sfida delle nuove tecnologie e che, altrettanto spesso, soffrono profonde crisi di identità.

Addirittura, nel meridione e, nella Sicilia in particolare, con il passare del tempo, la formazione si è sviluppata in un vero e proprio sistema viziato all’origine, e che attualmente è esploso in degenerate gestioni speculative e clientelari a danno di migliaia di lavoratori e migliaia di allievi. Però, non bisogna deformare la visione di un fenomeno orientandoci verso l’uso degenerato che se ne è fatto. Il sapore speculativo di azioni rivolte all’ottenimento di consenso o successo non è, purtroppo, patrimonio esclusivo di individui, gruppi o altro che vivono di formazione. Per altro, la progressiva perdita di valore della formazione deve essere messa in relazione anche con le progressive criticità del sistema economico nel suo complesso e delle politiche occupazionali messe in atto negli ultimi decenni.

Quindi una formazione che storicamente concepita come indispensabile processo di trasferimento di contenuti e volano di crescita e sviluppo, appare trasformata nel tempo in una sterile arma contro agguerrite difficoltà e gravi crisi di sistema. E allora, formazione ormai spenta e poco efficace o strumento di riconversione e di rilancio?

Ma come limitare un procedimento così fortemente legato all’elaborazione di contenuti indispensabili in ogni fase dell’evoluzione umana?

Come non tenere, nella dovuta considerazione, la necessaria acquisizione di nuove informazioni per produrre e sviluppare nuove conoscenze richieste dalla complessità economica e sociale del nostro sistema culturale e produttivo. E se è vero che istruzione e formazione sono indiscutibilmente indicatori essenziali per politiche di sviluppo risulta necessario intervenire con programmi e progetti integrati nel mondo della scuola e del tessuto produttivo. Là dove il sistema complesso appare in termini di un grande numero di entità microscopiche, eterogenee, che operano spesso senza possedere una corretta conoscenza del mondo in cui si trovano.

E per questo è necessario pensare specificamente all’impostazione di nuovi progetti formativi finalizzati al mondo delle micro, piccole e medie imprese, soprattutto se debitamente aggregate per una maggiore competitività in nuovi organismi come ad esempio le Reti. Un approccio progettuale che possa stimolare il superamento di tradizionali difficoltà e resistenze quali le piccole dimensioni, le discutibili gestioni familiari, i pochi mezzi economici, l’acceso individualismo, la scarsa cultura manageriale, ecc. Dunque un salto culturale nell’organizzazione dei propri mezzi e delle proprie risorse grazie ad attenti percorsi di formazione, di riqualificazione o di aggiornamento, calibrati per il fabbisogno strategico delle aree di intervento (turismo, agroalimentare, artigianato, agricoltura, ecc.). Ad esempio, nell’ambito degli sbocchi occupazionali, risulta sempre attuale il bisogno di figure professionali a più elevata qualificazione.  Mentre, in settori come il turismo, spesso gli operatori sbandierano la necessità di figure esclusivamente esecutive senza considerare il bisogno di nuovi operatori con competenze manageriali.

Competenze orientate alla ricerca di nuovi mercati, di nuovi prodotti, di nuove formule organizzative, di nuove tipologie di servizi anche associati all’ambiente, alle radici di un territorio, ecc. Le risposte concrete a tali considerazioni possono essere date da una formazione abbinata all’istruzione con dinamiche saggiamente distribuite: percorsi progettuali in cui coinvolgere sia il mondo della formazione/istruzione che il mondo imprenditoriale.

Un processo positivo di crescita culturale che consenta alla formazione di ritrovare la sua storica essenza di motore di crescita e sviluppo grazie soprattutto alle sue peculiari doti di flessibilità: nelle metodologie, come ad esempio con l’e-learning; nell’uso di nuove tecnologie; nella capacità di creare nuove soluzioni; nella capacità di analizzare nuovi percorsi interpretativi.

Una formazione progettata per rimuovere e superare gli ostacoli di natura culturale e tecnico professionale che rallentano lo sviluppo di nuove attività economiche. Attività imperniate su nuovi paradigmi tra cui la sostenibilità produttiva, la gestione della qualità, la comunicazione aziendale, linguistica, l’organizzazione d’impresa, migliori competenze amministrative, fiscali e finanziarie, la strategia di mercato, la green e blu economy.

Modelli applicati ad una analisi dei bisogni efficace e non teorica, a bisogni da orientare verso dinamiche sostenibili ed innovative, indirizzate verso certificazioni di reale qualità e nuova competitività, quindi verso reali risposte per un contesto che cambia e si sviluppa.

Luigi Motta



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