Messina: turismo relazionale ed esperienziale

Messina: turismo relazionale ed esperienziale

Messina: turismo relazionale ed esperienziale
Filippo Grasso

Messina: turismo relazionale ed esperienziale




Viaggiare non è solo scoperta di un luogo fisico: è soprattutto un cammino interiore, che modifica profondamente l’idea che abbiamo del mondo e di ciò che ci circonda.

È indubbio che il valore economico e di coesione sociale (quale l’indotto occupazionale) rappresenta per il turismo, il volano di sviluppo che genera valore aggiunto, nonché reciproca conoscenza e sensibilità per la sostenibilità ambientale dei luoghi visitati.

L’obiettivo è sempre lo stesso: valutare il bene culturale attraverso una duplice azione mirante a rivitalizzare il nesso tra il bello, il vero e il bene e ricucire il legame con il territorio e quindi con la comunità locale e con i visitatori.

(Un esempio di splendida intuizione e iniziativa dell’ospitalità diffusa è stato il progetto delle “Mamme del borgo” di Motta Camastra nella provincia di Messina, che riscuote ancora oggi ampio successo oltre i confini nazionali grazie al grande impatto mediatico).

Si rende però necessario riflettere sulla promozione di progetti sostenibili e inclusivi che favoriscano percorsi condivisi nell’incontro/dialogo tra gli operatori turistici locali, al fine di sviluppare obiettivi strategici per ottenere risultati stabili e strutturali che mettono a sistema nuove forme di economia dinamica e coesione sociale.  Viene così riconsiderata l’importanza della programmazione turistica che tiene conto delle persone e dei servizi, la cui analisi è il risultato della sintesi di un confronto critico, leale e costruttivo, tra istituzioni e operatori turistici. In questa prospettiva, la qualità della programmazione e il possibile fare sistema tra operatori e territorio non consiste solo nel fornire un “elenco di azioni fattibili”, ma stabilisce un orientamento logico tra azione e le migliori prassi organizzative.

In fondo, cosa cercano i turisti e i visitatori?

Cercano le emozioni dei luoghi, le cui pietre narrano ancora oggi la storia del passato, la meraviglia delle chiese, dei monasteri, dei paesaggi rurali, delle persone che custodiscono e preservano i luoghi dai segni del tempo. Cercano, inoltre, le testimonianze orali tramandate da secoli sulle bellezze immateriali e materiali del ricco patrimonio incastonato nel paesaggio.

Il territorio messinese da questo punto di vista offre molto non solo in termini di vasto patrimonio culturale quali per esempio gli insediamenti bizantini, ma anche eccellenze gastronomiche legate in primo luogo alla pasticceria. Basti pensare alla granita con panna e brioches, tipico messinese, al cannolo alla ricotta, oppure ai dolci tipici della tradizione religiosa legata alle feste popolari locali.

Ma c’è di più: una costante e strutturale crescita del settore vitivinicolo messinese che parte dall’Antico Monastero benedettino di San Benedetto sito in San Placido Calonerò, sede di una eccellente scuola di agraria con la produzione del vino locale, nel versante jonico messinese, sino a finire alla piccola e ridente cittadina di Santa Lucia del Mela nel versante tirrenico dove ricche sono le coltivazioni vitivinicole e della filiera produttiva. Un tour turistico è possibile svolgerlo cercando attraverso le mappe delle “strade del vino” (L.R. n.5/2002) i cui percorsi sono stati approvati dall’Assessorato regionale all’Agricoltura.

È indubbio che i territori siciliani sono unici e inimitabili, conservano ancora forti e radicate identità legate alla propria terra difficilmente estirpabili. La storia ce lo insegna mostrando la sopravvivenza delle nostre Comunità montane, di cui Messina è ricca, alle dominazioni degli invasori.

Il turismo è fatto dai viaggiatori, “non dalle merci”, persone che tracciano le memorie.

 

Prof. Filippo Grasso

Docente di analisi di mercato nei corsi di laurea in scienze del turismo

Università di Messina



Print Friendly, PDF & Email